Imparare a far crescere la Consapevolezza nella pratica Yoga

Ogni nuovo giorno che iniziamo una lezione di Yoga nella nostra associazione io e gli altri istruttori, ci domandiamo sempre se la passione che mettiamo nell’iniziare una nuova pratica, lascerà negli allievi un corretto messaggio nella loro mente e nel loro approccio a questa disciplina e non soltanto un benessere fisico.
La disciplina e filosofia dello Yoga nasce in tempi lontanissimi da Maestri e Menti illuminate da una saggezza sconfinata. Da una visione altissima dell’Uomo, che si proponeva di fornire una guida per cercare di fare percepire il miracolo della sua vita e la sua appartenenza a tutto il creato che lo circonda. L’essenza di questo messaggio e la sua dettagliata applicazione, sono stati l’insegnamento dello Yoga tratto dagli antichi testi. La nostra scuola ha avuto e seguito fin dal nostro primo approccio questa meravigliosa Scienza fin dal 1980.
The Giant Buddha statue

The Giant Buddha Statue

Le dettagliate e complesse tecniche di rieducazione e sviluppo del controllo della nostra Mente, così perfettamente descritte nello Yoga (Raja Yoga) millenni fa, sono state fonte di ispirazione se non di copiatura in chiave pseudo-moderna, di tutte le terapie psicologiche e psico-attitudinali che si sono sviluppate dal 1900.
Riferimenti illustri che hanno dichiarato con passione e onestà la propria fonte di studi come lo psicologo C.G. Jung , appassionato studioso e cultore delle filosofie Indiane e Buddiste, autore anche di saggi sulle stesse.  A differenza di altri minori che inventando nomi nuovi esotici e stranieri a cose antiche le hanno proposte come una loro invenzione e elaborazione.
psicologo C.G. Jung

Psicologo C.G. Jung

Questa “mania” di personalizzare teorie e insegnamenti, attingendo e copiando cose antiche di millenni per creare una pseudo novità ed un business personale, continua ai giorni nostri. Ogni giorno sembra nascere qualche teoria o nuova scuola che propone qualcosa aggiungendo la parola Yoga alle cose più impensate, spesso ci sorprendono sia per la loro assurdità che per la fantasia dell’accoppiamento!
Certamente la vastità e complessità dello Yoga classico originario, si prestava ad una sua possibile suddivisione, che ne permetteva di vederne un suo singolo aspetto, rispettando la totalità del suo messaggio globale che coinvolge invece tutto l’Essere: Fisico, Psichico e Spirituale.
Questa suddivisione è come un “unicum“, una modalità olistica per usare una parola fin troppo abusata, dove anche la parte fisica non è altro che un aspetto inscindibile e reso concreto e tangibile della propria mente, che per sua naturale evoluzione tenderà, prima o poi, a riconoscere o a cercare anche la sua parte più profonda, spirituale e immortale. Così come è sempre stato per tutte le civiltà fin dalla notte dei tempi.
Quindi tornando alla nostra pratica più o meno giornaliera.
Con che atteggiamento ci poniamo quando entriamo in sala per la pratica e ci prepariamo sul nostro tappetino?
Quando ci si prepara per praticare Yoga insieme ad altri, ci si deve sentire parte del proprio gruppo di lavoro. Un gruppo di persone certamente tutte diverse, ognuno con la propria storia, con il suo personalissimo corpo, ma tutte ugualmente bellissime ed in qualche modo unite in uno scopo comune. Persone che si vogliono dedicare a ritrovare se stesse ed il proprio corpo, cercando uno spazio temporale trovato a tutti i costi nel vortice dei nostri impegni quotidiani. Non dovremmo perderlo  o abbandonarlo solo per pigrizia o per distrazione.
Per entrare nel giusto atteggiamento, dobbiamo cercare di isolarci il più possibile dall’esterno e dall’ambiente che ci circonda, dai suoi richiami sensoriali, spostarci con la nostra attenzione all’interno del nostro corpo-mente.
Dobbiamo portare tutta la nostra capacita di ascolto, anche chiudendo gli occhi, alle sensazioni che arrivano dal nostro corpo alla nostra mente. Più ci lasciamo cadere in questo ascolto profondo, in ogni singola sensazione, potremo così costringere in modo dolce la nostra mente a non avere più spazio per altri pensieri e cogliere il dettaglio delle sensazioni che gli stanno arrivano.

meditazione

Potenzialità che sarebbero enormi e potrebbero cambiare completamente il nostro modo di vivere, per godere della gioia e della felicità del sentirsi vivi e vitali in ogni attimo della nostra vita. Cogliere quello che ci accade con tutt’altro spirito scoprendo un mondo di dettagli e sensazioni che magari non pensavamo nemmeno che esistessero!
Praticando le Asana con questo spirito e questo atteggiamento silenzioso, attento alle sensazioni interne, potremmo scoprire la nostra capacità di dialogare con il nostro corpo-mente e cercare di rilassarlo per fargli ritrovare la sua originaria elasticità. E scoprire la sua personale ed unica modalità di interpretare le Asana. Perché le Asana non vanno intese come un modello stereotipato a cui dover assomigliare per forza, come una foto di qualcun altro che abbiamo visto, ma più ad una sorta di costruzione simbolica e archetipica che il nome della posizione ci suggerisce, un significato simbolico che ci dia uno stimolo interpretativo personale.
Sentirsi stimolati dalla immagine simbolica del Cobra come l’apoteosi di flessibilità nelle eseguire Bujangasana, non è voler assomigliare a qualcun altro che esegue la posizione in modo più flessibile di noi, ma è interpretare la nostra flessibilità, capendone e accettandone i limiti odierni  ed anche eventualmente, cercare di capire se i nostri limiti sono con la pratica estensibili, nell’ottica di una globale e totale estensione della  nostra capacità di andare oltre con tutto il nostro essere sia fisico che mentale, passo dopo passo.

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